Il Jobs Act, il primo ottobre, torna all’esame del Senato e, dopo che la direzione del Pd ha approvato il documento finale sulla legge delega di riforma del lavoro, è possibile descriverne la fisionomia
Il Jobs Act, il primo ottobre, torna all’esame del Senato e, dopo che la direzione del Pd ha approvato il documento finale sulla legge delega di riforma del lavoro, è possibile descriverne la fisionomia con ormai pochi margini di incertezza: l’articolo 18, anzitutto; nel testo non viene mai citato esplicitamente. Tuttavia, si prevede l’esclusione del reintegro per i licenziamenti effettuati senza giusta causa o giustificato motivo, salvo quelli discriminatori.
Il lavoratore licenziato ingiustamente, quindi, potrà ottenere solamente un indennizzo proporzionale agli anni di anzianità lavorativa presso l’azienda. Resta da attendere l’esito delle dichiarazioni di Renzi sul licenziamento per ragioni disciplinari: il premier, in direzione, ha affermato che, anche in tal caso, il reintegro potrebbe restare valido. Se così fosse, non vi sarebbe alcuna sostanziale modifica rispetto all’attuale situazione. Infatti, i licenziamenti per questioni economiche sono già stati disciplinati dalla riforma Fornero, che ha previsto un semplice indennizzo.
Altre importanti modifiche riguardano i contratti, il cui numero sarà significativamente ridotto grazie all’introduzione del contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti che, nelle intenzioni di chi lo ha proposto, dovrebbe diventare con il tempo la più naturale forma di assunzione da parte delle aziende.
Mestre, 1 ottobre 2014