Ciclicamente, ormai da tempo, si riattiva il dibattito sull’abolizione dell’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori. Nei giorni scorsi era stato lo stesso Governo ha ipotizzarne una parziale cancellazione, prevedendone la sospensione nei primi tre anni di assunzione a tempo indeterminato.
Tra le opzioni possibili, vi era quella di includere il testo dell’eventuale provvedimento nel nuovo Job Act, in seguito all’approvazione di un’apposita legge delega da parte del Parlamento che conferisse al Governo mandato per legiferare. Tuttavia, Ncd, per bocca, prima, del segretario e ministro dell’Interno Angelino Alfano e, poi, del presidente della commissione Lavoro del Senato, Maurizio Sacconi, sta cercando di premere il piede sull’acceleratore, chiedendone la completa cancellazione. Come ormai di consueto, trascorsa la pausa estiva, verosimilmente non se ne farà nulla, sia un una caso, sia nell’altro.
D’altro canto, come è stato osservato da più parti, la sospensione triennale, considerando la possibilità prevista dalla legge di rinnovare per 36 mesi un contratto a progetto senza bisogno di inserire alcuna causale, è inutile; l’abolizione totale, invece, oggi determinerebbe un’ulteriore scostamento, in termini di diritti, tra chi è già incluso nel mercato del lavoro e chi ne è fuori.