Ieri 1 febbraio la Camera ha cancellato l’art. 18 delle legge comunitaria. Per come era stata scritta, questa legge avrebbe permesso a chiunque di chiedere a un fornitore di servizi internet di rimuovere contenuti pubblicati online ritenuti illeciti. Anche dai social network (come Facebook e Twitter) o da una testata giornalistica online.  La norma, era stata introdotta in commissione alla Camera su iniziativa di Gianni Fava, deputato leghista.

 

Questa legge assomigliava molta alla SOPA (Stop Online Piracy Act), una proposta di legge americana definita anche una museruola per il web. Contro la norma si sono schierati praticamente tutti i gruppi politici. Gli emendamenti che hanno cancellato l’intero articolo 18 del testo, sono passati con 365 voti a favore, 57 contrari e 14 astensioni. La Lega ha invece votato contro la soppressione. L’onorevole Fava, autore della proposta, ha difeso l’articolo a spada tratta. “C’è un problema di contraffazione che vale alcuni miliardi di euro all’anno, – ha insistito Fava – sottolineando che il provvedimento era ispirato alla tutela della proprietà intellettuale su Internet.”

 

Grande soddisfazione è stata ovviamente espressa dai partiti contrari all’emendamento Fava. “Oggi è una grande vittoria per tutti noi. Siamo riusciti a bloccare l’ennesimo tentativo di mettere il bavaglio alla Rete, uno degli ultimi spazi di libera informazione” ha annunciato Antonio Di Pietro dell’Italia dei Valori.

“L’abrogazione della norma Fava ripristina una situazione di normalità sul diritto d’autore in rete e riallinea l’Italia a ciò che avviene in Europa e in occidente” hanno dichiarato in una nota congiunta Flavia Perina e Benedetto Della Vedova, deputati di Futuro e Libertà, cofirmatari di un emendamento per la soppressione del provvedimento.

“Il voto contrario a larga maggioranza sull’emendamento presentato dall’on. Fava – si legge in una nota di Luca Nicotra, segretario dell’associazione radicale Agorà digitale – è l’ennesima sconfitta della strategia della repressione rispetto ai nuovi modelli di fruizione e creazione dei contenuti abilitati dalla rete. La terza sconfitta in pochi mesi. Essa arriva dopo lo stop al regolamento censura sul diritto d’autore di Agcom e l’abrogazione del comma ammazza-Blog e ammazza-Wikipedia contenuto nella legge sulle intercettazioni”.