La risposta di Mario Draghi, come da copione, non si è fatta attendere. Nei giorni scorsi, Christine Lagarde, numero uno dell’Fmi, si era detta convinta di come la bassa inflazione possa, facilmente, tradursi in deflazione, mettendo così a repentaglio la già flebile e debole crescita. Per questo, aveva chiesto alla Bce di intervenire, allentando le politiche monetarie al fine di consentire la stabilizzazione dei prezzi.

 

Il presidente della Bce, in conferenza stampa, ha dunque spiegato che la ripresa procede e che si prevede un periodo di bassa inflazione a cui farà seguito la stabilizzazione dei prezzi. Poi, ha aggiunto che la Bce lascerà, per l’ennesima volta, invariati i tassi al minimo storico dello 0,25 per cento e il tasso marginale allo 0,75 per cento.

 

In ogni caso le dichiarazioni di maggior rilevanza, capaci di far crollare in un attimo gli spread, sono state quelle relative agli strumenti che la Bce utilizzerà per consolidare la crescita e scongiurare nuove crisi di debiti sovrani: “abbiamo avuto un’ampia discussione su tutti gli strumenti nel nostro mandato. Abbiamo parlato di tassi di interesse più bassi, di un prolungamento delle operazioni di finanziamento senza limiti e di allentamento quantitativo”, ha spiegato, aggiungendo che l’Eurotower potrebbe mettere in campo anche azioni di quantitative easing, ovvero l’acquisto di bond. Si tratta solo di un’ipotesi, ma tanto è bastato per far scendere il differenziale tra i Btp decennali italiani e i Bund tedeschi a 161 punti base, il livello più basso dal 2011.