Crollo della domanda dell’energia, tornata ormai ai livelli del 1998 e non ci sono segnali di ripresa. Ad aggravare il calo della domanda si denuncia che, mentre sulla bolletta del gas ci sono stati dei miglioramenti, per l’elettricità solo la metà del prezzo pagato dai consumatori è dovuto alla materia prima e ai costi di vendita.
Dal 2009 il peso delle tasse e degli oneri di sistema nelle bollette elettriche è cresciuto del 10%, ovvero quella fetta della bolletta che va dagli incentivi per le energie rinnovabili (arriveranno a 12,5 miliardi nel 2015), ai costi per lo smantellamento degli impianti nucleari ed altro ancora. In soldoni, gli oneri generali sono triplicati salendo dai 33 euro l’anno per una famiglia-tipo ai circa 93 euro di oggi.
L’incidenza sulla spesa totale al lordo delle imposte è passata dal 7 al 17,8%. Nonostante tutto, il 60% delle famiglie paga un prezzo della luce inferiore alla media Ue. Ma è uno sconto che pagano le imprese italiane per le quali i prezzi dell’energia elettrica risultano più alti della media europea per tutte le classi di consumo soprattutto per il maggior peso di oneri e fisco.
Il presidente dell’Autorità per l’Energia, Guido Bortoni, ha lanciato un nuovo monito sulle bollette elettriche: in 4 anni, lo spazio lasciato al gioco del mercato si è contratto di ben 10 punti percentuali, ed è stato occupato dalle componenti di natura fiscale o parafiscale. Questo segna un preoccupante ritorno verso assetti più amministrati. In altre parole, la bolletta si è trasformata sempre più in un Bancomat per coprire le più svariate esigenze ma in questo modo la componente di mercato si è assottigliata in misura rilevante.
L’Authority lancia quindi un’operazione trasparenza e fa nascere il “progetto bolletta 2.0 come ausilio alla consapevolezza del consumatore“. Sarà sempre più questo il volano, secondo Bortoni, che guiderà l’attività del prossimo futuro.