I Comuni potranno aumentare la tassazione degli immobili, con incrementi fino all’8 per mille ma con l’obbligo di impiegare le risorse per le detrazioni a favore delle famiglie e delle fasce più deboli.

 

A prevederlo è un emendamento che il Governo presenterà al decreto Enti locali, ora in commissione Bilancio al Senato. Con questo emendamento, i Comuni potranno incrementare le aliquote oltre i massimi attuali (quelli definiti dalla legge di Stabilità) ma esclusivamente per concedere detrazioni alle famiglie e ai ceti più deboli.

 

L’aumento che i sindaci potranno applicare sarà compreso tra lo 0,1 e lo 0,8 per mille, meno perciò dell’1 per mille che chiedevano i Comuni. Con l’aliquota massima, la Tasi potrebbe passare dall’attuale 2,5 al 3,3 per mille, mentre Tasi e Imu sugli altri immobili residenziali, dal 10,6 per mille complessivo, potranno essere elevate fino all’11,4 per mille. Secondo le stime dell’esecutivo si prevede un costo di 1,8 miliardi che non comporterà un aumento complessivo della pressione fiscale.

 

Le nuove norme sulla Tasi non erano state inserite nel Dl Milleproroghe ma rinviate appunto al provvedimento sull’Imu in scadenza a fine gennaio (oggi in aula al Senato riprende l’esame del decreto che riguarda anche Bankitalia).