E’ stato chiarito il funzionamento dell’Imu  sugli immobili della Chiesa. Chiarimento che giunge dal premier Mario Monti che ribadito che l’imposta municipale verrà applicata agli istituti religiosi solo in presenza di finalità «commerciali».

La  Cei è stata così tranquillizzata e maggioranza e opposizione sono state messe d’accordo, così da assicurare il via libera in commissione alla norma che elimina l’esenzione sugli immobili di enti ecclesiastici, onlus, partiti e sindacati.

 

Il presidente del Consiglio è partito dai profili generali, evidenziando come le attività degli enti non profit siano «un valore e una risorsa della società italiana», per arrivare presto al cuore del problema: l’applicabilità dell’imposta alle scuole e agli asili gestiti direttamente o indirettamente dalla Chiesa. E qui il professore ha ricordato come il discrimine sia sempre l’esercizio o meno di attività commerciali.

Le sue rassicurazioni hanno convinto entrambi gli schieramenti. La commissione ha dato il via libera all’unanimità all’emendamento governativo nella sua formulazione originaria. Cancellata quindi l’esenzione Imu sui beni con finalità «non esclusivamente commerciali» di Chiesa ed enti non profit e la limita alle sole parti non commerciali.

 

Soddisfatta per le spiegazioni di Monti si è detta anche la Cei. Di tenore analogo le considerazioni dei politici cattolici. In primis da Pier Ferdinando Casini (Udc) secondo il quale «chi fa un’azione a favore della comunità e delle famiglie è giusto che sia esentato». Ma gli stessi accenti hanno caratterizzato i commenti del pidiellino Maurizio Lupi («Non si tratta di difendere privilegi della Chiesa, ma di affermare il principio, profondamente laico, della libertà di educazione») e del democratico Beppe Fioroni (le parole di Monti «fugano i dubbi che avevamo sollevato»).