La Commissione europea, nella “Relazione 2013 sulla struttura industriale dell’UE: Competere nelle catene di valore globali”, ha manifestato una certa preoccupazione per il fatto che la maggior parte dei settori produttivi europei non è ancora tornato ai livelli pre-crisi, mentre ci sono ancora profonde disparità sia tra i settori che tra i Paesi dell’Unione. Nella relazione, emerge come la fragile crescita che si era verificata tra il 2010 e il 2011 sia stata bruscamente interrotta da una flessione del ciclo congiunturale. Dal 2001, quindi, “l’industria manifatturiera, esaminata quale proporzione dei risultati dell’economia, è calata di altri 3 punti percentuali scendendo a circa il 15% del PIL nel 2012”.
Venendo alle differenze tra Paesi, la Commissione ha fatto presente come solamente Romania, Polonia, Slovacchia e i Paesi Baltici stiano fortemente recuperando e, in molti casi, raggiungendo e superando i livelli massimi raggiunti prima della recessione. Sul fronte dei settori, invece, la Relazione rileva che i prodotti che stanno resistendo alla crisi siano quelli farmaceutici e le merci di prima necessità. Molto bene anche le aziende di high-tech, grazie in particolare alla loro capacità di ridurre i costi energetici.
Cresce, inoltre, il settore dei servizi. Tra il 2000 e il 2012, i servizi destinati alla vendita sono aumentati, in Europa, dell’1,7%. Contestualmente, “la quota dei servizi non destinati alla vendita (in generale forniti dal settore pubblico) è aumentata anch’essa, raggiungendo il 23% del PIL nel 2012. Successivamente al periodo 2001-2010 l’occupazione è cresciuta nel settore dei servizi, mentre è declinata in quello manifatturiero”. Al contrario, subiscono gravemente la stretta dei consumi il settore edilizio, quello manifatturiero e quello minerario.