Se saranno confermate le indiscrezioni che delineano la nuova riforma fiscale con tre aliquote Irpef (al 20, 30 e 40%) e con l’aumento di un punto dell’ Iva per le aliquote più alte (10 e 20%), i risparmi medi di imposta, per le due tipologie familiari più diffuse nel Paese, oscilleranno tra i 435 e i 573 euro.
I calcoli sono stati realizzati dalla CGIA di Mestre che ha analizzato gli effetti sull’Irpef e sull’Iva (tenendo conto, in quest’ultimo caso, dei consumi medi delle famiglie italiane calcolati dall’Istat) di due nuclei familiari:
a) Lavoratore dipendente monoreddito con famiglia composta da 2 coniugi con 1 figlio a carico e con un reddito familiare (imponibile Irpef) pari a 34.774 €;
b) Lavoratori dipendenti bi-reddito con famiglia composta da 2 coniugi con 1 figlio a carico e con un reddito familiare (imponibile Irpef) pari a 34.774 € suddiviso in parti uguali tra i 2 coniugi;
I risultati sono molto confortanti: nel primo caso, a fronte di una diminuzione del carico fiscale relativo all’Irpef pari a 600,92 euro, l’aumento dell’Iva comporterà un aggravio di imposta pari a 166,37 euro. La differenza tra i due importi garantirà un guadagno fiscale annuo pari a 435,55 euro. Nel secondo caso, invece, a fronte di una diminuzione del carico fiscale relativo all’Irpef pari a 756,78 euro, l’aumento dell’Iva comporterà un aggravio di imposta pari a 182,95 euro. La differenza tra i due importi garantirà in questo secondo caso un guadagno fiscale annuo pari a 573,83 euro.
“Se fosse confermata questa rimodulazione delle aliquote e degli scaglioni Irpef – dichiara Giuseppe Bortolussi segretario della CGIA di Mestre – il costo della misura dovrebbe aggirarsi attorno ai 13 miliardi di euro. Una buona parte di questa spesa, circa 6 miliardi di euro, dovrebbe essere coperta con l’aumento di un punto delle aliquote Iva del 10 e del 20%. Gli altri 7 miliardi, invece, dal taglio delle spese inutili, dalla lotta all’evasione fiscale e dal possibile aumento della tassazione sulle rendite finanziarie”.