Il presidente della Bce Mario Draghi, intervenendo di fronte alla Commissione Affari Economici e Monetari del Parlamento Europeo, ha affrontato la delicata questione della crisi in Ucraina, affermando che, se in termini assoluti l’impatto economico dell’eventuale deflagrare della situazione dovrebbe essere limitato (gli scambi con il Paese non raggiungono l’un per cento) le ripercussioni indirette potrebbero essere, sul fronte geopolitico, di ben più ampia portata.
Parlando dell’Eurozona al netto delle intenzioni belligeranti della Russia, Draghi si è detto convinto del fatto che si stia andando nella giusta direzione: “il bicchiere è mezzo pieno. Contrariamente al pallido quadro che molti dipingono, la zona euro è in una forma migliore rispetto all’inizio della legislatura di questo Parlamento”. Benché gli Stati debbano continuare a implementare misure di risanamento dei conti pubblici, “si può disegnare un consolidamento amico della crescita mentre le riforme rafforzeranno il potenziale. In sostanza, secondo il numero uno della Bce, rispetto a quattro anni fa, quando venne erogato il primo aiuto economico ad uno Stato “il peggio è passato” e “si gettano le basi per il rafforzamento di competitività” grazie, in particolare, alla volontà politica dei Paesi “di difendere l’integrità dell’Eurozona”.