Christine Lagarde, come spesso è accaduto nel recente passato, interpreta un ruolo da pessimista, in contrasto con Mario Draghi che, invece, ha manifestato per l’ennesima volta una certa fiducia nella ripresa: il presidente della Bce, di fronte alla Commissione Affari economici dell’Ue, si è detto convinto che il peggio ormai sia passato; secondo il numero uno dell’Fmi, invece, la crisi è ben lungi dal dirsi sconfitta, mentre la disoccupazione ancora dilaga a livelli estremamente preoccupanti, specie quella giovanile, che interessa una persona su quattro.
Certo, ha ammesso la Lagarde intervenendo a un convegno a Bilbao, sia l’Europa che la Spagna sono a un passo dal guado, e si nota una certa ripresa della domanda interna. Tuttavia, assistiamo al perdurare di un periodo di bassa inflazione che, potenzialmente, potrebbe “destabilizzare le previsioni dei consumatori sull’evoluzione a lungo termine dell’inflazione”. Il rischio, per l’Fmi, è reale, e si attesta al 15-20%. Per questa ragione, la Lagarde ha invitato i banchieri centrali di stare all’erta, e di essere pronti a mettere a disposizione tutti gli strumenti necessarie, in termini di politica monetaria, per contrastare l’eventualità.