Le stime di Eurostat confermano che, nel quarto trimestre 2013, la zona euro si è lasciata alle spalle la recessione, sebbene la ripresa sia tutto che rigorosa; il Pil, infatti, sale dello 0,3%, dopo essere cresciuto dello 0,1% nel terzo trimestre. Per la seconda volta, in ogni caso, vengono confermate le stime positive del 14 febbraio. Anche la crescita annua vede valori positivi, con il Pil in rialzo dello 0,5%. Bene anche l’Ue a 28, con il Pil a + 0,4% nel terzo trimestre e a +1,1% su base annua.
Per quanto ci riguarda, la ripresa, in Italia, pare esserci, ma è quanto mai debole e fragile. Nel quarto trimestre, il Pil italiano è a +0,1%. Restano in calo Cipro (-1%); Danimarca (-0,5%), Finlandia (-0,3%) ed Estonia (-0,1%). Contestualmente, da Bruxelles, giunge l’invito e cambiare radicalmente rotta: un rapporto della Commissione europea colloca l’Italia tra i Paesi, assieme a Slovenia e Croazia, ritenuti in squilibrio recessivo. Pesano sull’andamento della nostra economia, in particolare, due fragilità: l’elevatissimo debito pubblico e la nostra scarsa competitività. Tali fattori, secondo la Commissione, fondano entrambi sulla decennale bassa crescita della produttività.
In questi tre anni, inoltre, benché abbiamo fatto tanto per mettere in sicurezza i conti dello Stato, non sono stati rimossi gli ostacoli che rendono il nostro sistema economico obsoleto. Tali fattori, secondo l’Europa, rischiano di mettere a repentaglio non solo la nostra economia, ma quella dell’intera zona euro. Il ministero dell’Economia, dal canto suo, ha voluto rispondere al rapporto di Bruxelles precisando che il governo intende affrontare con determinazione il problema dell‘elevato cuneo fiscale per rilanciare la competitività sui mercati internazionali delle imprese italiane.
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