La crisi ucraina potrebbe produrre, in tutta Europa, ripercussioni sul fronte dell’approvvigionamento energetico. Dalla Russia, proviene circa il 30 per cento del gas destinato al Vecchio Continente, l’80 per cento del quale passa proprio attraverso i 40mila di chilometri di gasdotti che si snodano lungo l’Ucraina. E’ evidente che il conflitto in corso rischia di frenare i flussi. Per alcuni Paesi come la Croazia, che riceve dalla Russia quasi il 100 per cento del suo gas, saranno seri problemi.
Per l’Italia, almeno per il momento, la situazione dovrebbe restare sotto controllo; attualmente, Putin ci garantisce circa il 30-35% del nostro fabbisogno di gas che, attraverso il gasdotto Tag (Trans Austria Gas Pipeline), raggiunge il territorio terminando a Tarvisio, in Friuli.
Tuttavia, attualmente, a quanto ha riferito un portavoce di Gazprom (la più grande compagnia russa, nonché l’estrattore di gas più grande al mondo) i flussi dalla Russia verso l’Europa via Ucraina sono rimasti inalterati e non sono stati danneggiati. Inoltre, stando alle parole dell’amministratore delegato dell’Eni, Paolo Scaroni, se anche lo fossero in futuro, il nostro Paese potrebbe affrontare tranquillamente l’inverno (dato che le nostre scorte di gas sono più che sufficienti).
I problemi, se si verificasse la peggiore delle ipotesi in assoluto, ovvero il blocco totale dell’export russo attraverso l’Ucraina, si porrebbero dall’anno prossimo. Ma, in tal caso, si potrebbero comunque aggirare; anzitutto, incrementando le importazioni da altri Paesi, quali Algeria e Libia. Si potrebbero, inoltre, potenziare l’utilizzo di North Stream, il gasdotto che collega direttamente la Russia con la Germania, passando sotto il Mar Baltico e senza transitare da altri Paesi.
Dal 2016, poi, ha concluso Scaroni, la questione dovrebbe essere definitivamente risolta. Per allora, infatti, si prevede che sarà completato e sarà operativo South Stream, il gasdotto che collegherà la Russia con l’Europa passando sotto il Mar Nero.