Crollo di 22 punti percentuali sui prestiti concessi dagli istituti finanziari per l’acquisto della nuova casa tra il 2007 ed il 2011. A guidare la classifica è il Nord Est con un -25,2, poi segue il Nord Ovest a -23,6% e quindi Centro e Mezzogiorno con 17,3 e 18,5%. Questo il risultato della Banca d’Italia sul rapporto mutui-famiglie, che prosegue sostenendo che a farne maggiormente le spese sono state principalmente due categorie: gli stranieri ed i giovani. I due gruppi in questione pagano l’etichetta dell’essere “i più rischiosi” in materia di qualità creditizia. Il trend negativo per queste due categorie è, ovviamente, complementare a quello dei nuclei familiari più abbienti e con una solidità finanziaria ben superiore.

 

Sempre secondo l’indagine della Banca d’Italia, l’incidenza dei debiti finanziari sul reddito disponibile lordo, in Italia, ha seguito un percorso di avvicinamento alla media europea: se nel 2003 tale quota era fissa al 30,8%, la soglia toccata nel 2007 ha sfiorato i 53,2 punti percentuali – in deciso aumento ma ancora distante da quella europea. Sentiero poi, sostanzialmente, sospeso negli ultimi due anni a fronte di un’accresciuta rischiosità del credito da parte delle famiglie italiane tra il 2008 ed il 2009. Per questa voce, il Mezzogiorno continua a mostrare una qualità creditizia inferiore al resto d’Italia ma anche che nel Nord dell’Italia la recessione economica ha determinato un rapido aumento delle difficoltà, soprattutto presso i cittadini di origine straniera.

 

Nonostante tutto, il grado di fragilità finanziaria del Paese non sembra aver subito grandi scossoni dalla crisi. Questo particolare aspetto è ascrivibile a un fattore in particolare. I mutui immobiliari restano i principi nel mondo dei mutui ma, nel confronto 2007-2011, l’erogazione ha subito una contrazione da 48,9 miliardi di euro. Il calo in esame, strettamente legato al poco mutato grado di fragilità finanziaria, affonda le proprie radici tanto nel calo del reddito reale delle famiglie quanto nell’accresciuta condizionalità delle banche. La disoccupazione in aumento, le prospettive (reddituali e non) altamente incerte si sono sommate, infatti, ad una maggiore restrizione nelle politiche d’offerta da parte delle banche lasciando inalterata la rischiosità totale.