Tra i fattori che contribuiscono maggiormente a penalizzare la nostra economia, c’è l’ampiezza del cuneo fiscale, l’indicatore che calcola le imposte dirette e indirette sul lavoro sostenute dall’azienda e il costo del lavoro complessivo. Più il rapporto è alto, più è alta la differenza tra lo stipendio lordo del lavoratore e quanto, effettivamente, gli rimane in tasca. Ebbene, in Italia il cuneo è particolarmente alto.
Tuttavia, secondo Carlo Cottarelli, commissario straordinario alla spending review, si può ragionevolmente pensare di abbatterlo. Per l’alto funzionario, se si liberassero tutte le risorse liberabili dal taglio della spesa pubblica, in tre anni il nostro cuneo potrebbe tornare competitivo con gli altri Paesi. Non con la Cina, ovviamente, con la quale – come ha specificato il commissario – il paragone non può reggere, ma con gli altri Paesi europei, con i quali, invece, va necessariamente fatto. Con loro il gap ammonta a circa 30-35 miliardi di euro.
Se gli obiettivi di riduzione della spesa pari a 32 miliardi in tre anni fossero portati a termine, la discrepanza si potrebbe facilmente annullare. Cottarelli ha spiegato che le raccomandazioni tecniche del suo gruppo di lavoro saranno ultimate e consegnate al comitato interministeriale entro fine febbraio, al massimo entro i primi di marzo.