Domani, finalmente, ci “liberiamo” dal giogo delle tasse. Dopo 158 giorni dall’inizio dell’anno, nei quali anche i contribuenti veneziani hanno lavorato per adempiere alle scadenze di pagamento previste dal fisco, i restanti 207 giorni che ci separano dal 31 dicembre lavoreranno per loro stessi.  In altre parole, il 7 giugno è la data in cui i contribuenti finiscono di pagare le tasse, nel caso in cui decidessero di anticipare al fisco tutti i soldi che lo stesso ci chiede nel corso di questo 2023. Ovviamente è un puro esercizio teorico, tuttavia il risultato che emerge da questa analisi dell’Ufficio studi della CGIA ci permette di confermare, se ancora ce ne fosse bisogno, quanto il nostro fisco sia eccessivo, ingiusto e farraginoso.

  • L’anno scorso record storico del carico fiscale

Dal 1995, la data del “giorno di liberazione fiscale” meno in là nel calendario si è verificata nel 2005. In quell’occasione, la pressione fiscale si attestò al 39 per cento e ai contribuenti “bastò” raggiungere il 23 maggio (142 giorni lavorativi) per lasciarsi alle spalle l’impegno economico richiesto dal fisco. Osservando sempre il calendario, quello più in “ritardo“, invece, si è registrato nel 2022, allorché la pressione fiscale ha raggiunto il record storico del 43,5 per cento e, di conseguenza, il “giorno di liberazione fiscale” è “scoccato” il 9 giugno.

Segnala il Presidente della CGIA, Roberto Bottan: “E’ corretto segnalare che il picco record di pressione fiscale toccato l’anno scorso non è ascrivibile ad un aumento del prelievo imposto a famiglie e imprese, ma da una serie di altri fattori che si sono concentrati nel 2022. In particolar modo: dall’impennata del costo dei prodotti energetici importati e dal deciso aumento dell’inflazione che hanno spinto all’insù il gettito dell’Iva; dall’incremento dell’occupazione che ha contribuito ad aumentare le imposte dirette e i contributi previdenziali. Contemporaneamente – nel rispetto dei dettami europei relativi alla contabilità pubblica – le risorse per finanziare i bonus edilizi e i crediti di imposta, questi ultimi introdotti per mitigare il caro bollette, sono state classificate come maggiore spesa pubblica e non come minori entrate”…

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