Il Consiglio dei Ministri ha approvato, ieri 19 giugno 2013, un disegno di legge in materia di semplificazioni contenente una serie di misure al fine di sburocratizzare l’amministrazione, avviate con il “decreto fare”. Si tratta di norme funzionali alla riduzione degli oneri amministrativi e informativi a carico di cittadini e imprese e utili per il rilancio dell’economia e l’ammodernamento del Paese.

 

Sul fronte dell’edilizia, si semplifica la realizzazione di varianti ai permessi di costruire che non costituiscono variazioni essenziali, assoggettandole alla Scia. Ciò può avvenire a condizione della conformità alle prescrizioni urbanistico-edilizie e dell’avvenuta acquisizione degli atti di assenso in materia ambientale e paesaggistica, nonché di quelli previsti dalle altre norme di settore aventi incidenza sulla disciplina dell’attività edilizia e in particolare delle norme antisismiche, di sicurezza, antincendio, igienico-sanitarie e di quelle relative all’efficienza energetica.

 

In materia di appalti, si modifica il codice dei contratti pubblici, semplificando le procedure per agevolare la partecipazione alle gare da parte delle piccole e medie imprese. In particolare, il ddl prevede che le stazioni appaltanti debbano motivare le ragioni della mancata suddivisione dell’appalto in lotti e l’Autorità per la vigilanza sui contratti pubblici vigilerà sul rispetto di tale adempimento.

 

Al fine di promuovere lo sviluppo del partenariato pubblico privato, il disegno di legge riconosce alle amministrazioni aggiudicatrici la possibilità di far ricorso a centrali di committenza, anche per l’affidamento dei contratti di concessione di lavori. Si prevede inoltre che, in caso di risoluzione di un rapporto concessorio per motivi attribuibili al concessionario, gli enti finanziatori del progetto possono evitare la risoluzione designando una società che, in un termine non inferiore a 120 giorni, subentri nella concessione al posto del concessionario.

 

Per ridurre l’overdesign delle opere infrastrutturali ferrovie e stradali, è prevista l’introduzione di nuove norme nazionali non fondate su standard comuni europei di sicurezza ferroviaria debba essere limitata al minimo e subordinata a una analisi economica di impatto sul sistema ferroviario che tenga conto dei relativi sovraccosti oltre che alla stima dei tempi necessari alla loro implementazione.