Aderire alla possibilità di ottenere il Tfr in busta paga rischia trasformare gli attuali giovani in anziani con pensioni da fame
Aderire alla possibilità di ottenere il Tfr in busta paga rischia trasformare gli attuali giovani in anziani con pensioni da fame. Non lo dicono i soliti “gufi”, ma la Banca d’Italia, per bocca del vicedirettore Luigi Federico Signorini che, in audizione di fronte alle commissioni Bilancio di Camera e Senato, ha detto, testualmente: “lo smobilizzo del Tfr maturando inciderebbe negativamente sulla capacità della previdenza complementare di integrare il sistema pensionistico pubblico, che in prospettiva presenta bassi tassi di sostituzione, soprattutto per i giovani, mediamente più soggetti a vincoli di liquidità”.
In definitiva, i lavoratori a basso reddito che optassero per l’iniziativa promossa dal Governo, rischierebbero, in futuro, di avere “pensioni non adeguate”. Bankitalia ha espresso le proprie perplessità anche in merito alla cancellazione della componente sul lavoro dell’Irap. Il taglio, pur alleggerendo i costi per le imprese, “comprime i margini di autonomia delle Regioni, per le quali il tributo rappresenta la principale fonte di finanziamento”.
Detto questo (che non è poco), Palazzo Koch promuove la finanziaria nel suo complesso, sostenendo che, oltre alla già citata riduzione del cuneo fiscale, introduce incentivi all’attività innovativa e individua le risorse per riforme che, sul fronte del mercato del lavoro dell’istruzione scolastica potrebbero rivelarsi significative.
Mestre 5 novembre 2014