Non si può certo dire che non ce la siamo andata a cercare. Alla fine, come largamente preannunciato, la Commissione europea ha aperto ieri la procedura d’infrazione contro l’Italia per gli immensi ritardi nei pagamenti delle pubbliche amministrazioni nei confronti delle imprese. Si è scelta la procedura di urgenza e, contestualmente, è stata inviata al governo italiano una lettera di messa in mora per aver violato la direttiva in vigore dal 16 marzo 2013 che impone tempistiche certe e veloci.

 

La Commissione, in particolare, ha rilevato come l’Italia, nonostante la sollecitazioni, continui a impiegarci 170 giorni in media per i pagamenti di servizi o merci e 210 giorni per i lavori pubblici. Ora il nostro Paese ha due mesi di tempo per rispondere alle obiezioni sollevate, in particolare, dal commissario europeo all’Industria, nonché vicepresidente della Commissione, Antonio Tajani. Secondo l’alto funzionario Ue, le misure contenute nel decreto legge per la riforma delle Pa, in via di conversione in parlamento, sono già state valute a ritenute insufficienti a rispondere alle contestazioni della lettera inviata da Bruxelles.

 

 

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