Superata momentaneamente la questione Imu, ora il Governo è alle prese con un’altra scadenza imminente, quella dell’Iva. E’, infatti, previsto per il primo di ottobre lo scatto di un punto percentuale dell’imposta sul valore aggiunto. Il problema dell’aumento dell’Iva, messo nel cassetto del dimenticatoio a luglio, è tornato alla ribalta dopo la soppressione dell’imposta sugli immobili e il conseguente minor gettito che entrerà nelle casse dello Stato.
E’ opinione diffusa che l’intervento sull’Imu abbia cancellato le risorse preziose utili ad evitare l’aumento dell’imposta sui consumi. Si stima, infatti, che il posticipo dell’aumento di ottobre almeno a primo gennaio 2014 e la conseguente sterilizzazione dell’Iva per l’ultimo trimestre di quest’anno abbia un costo pari ad un miliardi di euro. Somma che, considerato il mancato gettito proveniente dall’Imu, risulterebbe ancor più difficile da reperire soprattutto per la ristretta scadenza temporale di un trimestre.
Sarà necessario, inoltre, cercare il miliardo esattamente 15 giorni prima del decreto che dovrà indicare i due miliardi e rotti che serviranno per cancellare la seconda rata dell’Imu, su cui il Consiglio dei Ministri dello scorso 28 agosto si è impegnato politicamente.
A questa cifra, bisogna aggiungere un altro mezzo miliardo per la seconda tranche di finanziamento della cassa integrazione in deroga e i fondi per gli esodati. Probabile dunque, proseguono le stesse fonti, che si debba intervenire con nuovi ritocchi alle accise o a aumenti di altre tasse, anche perché intervenire con nuovi tagli alla spesa sarà complicato visto che ci si trova alla fine dell’anno, quando la gran parte delle voci in bilancio sono state già tagliate. L’unico punto fermo è la posizione dell’esecutivo, sulla base dell’accordo preso con l’Europa: qualsiasi misura si deciderà non dovrà portarci a sforare la soglia del 3%
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