Disagio economico per un italiano su quattro. Questa la fotografia scattata dall’Istituto di statistica nazionale che rileva la più forte riduzione dei consumi dagli anni ’90. La diminuzione ammonterebbe quasi a 5 pinti percentuali nell’ultimo anno, una caduta di intensità eccezionale che giunge dopo un quadriennio caratterizzato da un continuo declino.
Come anticipato il peggioramento dei consumi si deve tanto alla pressione fiscale elevata, quanto alla forte riduzione del reddito da attività imprenditoriale. In particolare, l’incidenza delle imposte correnti sul reddito disponibile delle famiglie è salita al 16,1%, un punto percentuale in più rispetto all’anno precedente e al livello più alto dal 1990. Se al prelievo fiscale corrente si aggiungono le altre imposte sulla produzione, rappresentate essenzialmente dall’Imu l’incidenza del prelievo sul reddito disponibile sale al 16,5%, con un incremento di 1,3 punti percentuali rispetto all’anno prima. Considerando i contributi sociali effettivi e figurativi, l’incidenza del carico fiscale e contributivo corrente sul reddito disponibile tocca il 30,3%, a fronte del 29,4% del 2011.
Il meccanismo che sta alla base di questo fenomeno è facilmente intuibile: per far fronte al calo del reddito disponibile, le famiglie italiane sono state costrette a tagliare dell’1,6% la spesa corrente per consumi. A questo calo è corrisposta una flessione del 4,3% dei volumi acquistati.
Parallelamente è diminuita anche la propensione al risparmio, che si attesta ormai su livelli sensibilmente inferiori rispetto a quella delle famiglie tedesche e francesi, più vicina alla propensione al risparmio del Regno Unito, tradizionalmente la più bassa d’Europa.