Al nord le realtà provinciali più fedeli al fisco, al sud quelle più a rischio evasione. A denunciare questo risultato è un’elaborazione condotta dall’ Ufficio Studi della CGIA di Mestre su fonte dell’ Unioncamere del Veneto.
In pratica è stato mappato il rischio evasione presente su tutto il territorio nazionale. Ma com’è stata ottenuta questa elaborazione? Sono stati incrociati i dati tra livello di reddito disponibile delle famiglie di ciascuna provincia e i dati ottenuti dalla media di alcuni sottoindicatori che individuano il livello di benessere reale di un territorio. In buona sostanza, dove lo stile di vita supera il reddito disponibile, c’è una fondata ipotesi che ci troviamo di fronte ad un territorio ad alto rischio di evasione.
Dalla CGIA sottolineano che il dato medio provinciale del livello di benessere è stato ottenuto mettendo a confronto la quota delle case di lusso sul totale delle abitazioni, i consumi alimentari, la crescita dei depositi bancari negli ultimi 3 anni, il numero di auto immatricolate ogni 1.000 abitanti, i consumi dei carburanti, la percentuale di auto con cilindrata superiore ai 2.000 cc e i consumi di energia elettrica per uso domestico. Rispetto ad un dato medio Italia pari a 100, le differenze tra Nord e Sud sono evidentissime. Se Trieste (+48 rispetto alla media Italia), Bologna (+42), Bolzano (+38) e Milano (+ 33) si piazzano nelle primissime posizioni (ovvero, sono le meno interessate dalla presenza di fenomeni evasivi), la situazione al Sud è drammatica. Nella classifica generale, la prima provincia del Mezzogiorno è Pescara (+1 rispetto alla media Italia) che si piazza al 53° posto. Di seguito troviamo tutte le altre, con una situazione per le realtà del profondo Sud (come Reggio Calabria, Brindisi, Caserta, Messina, Benevento, Siracusa, Crotone, Catania e Ragusa) veramente drammatica.
In funzione di questi risultati e in base anche ai dati presentati oggi dalla Guardia di Finanza, il Segretario Giuseppe Bortolussi, dichiara:
“Appare evidente che la sola azione di contrasto all’ evasione non basta. Bisogna ridurre il carico fiscale per far sì che chi non paga sia incentivato a farlo. La pressione tributaria italiana è troppo elevata e, purtroppo, costringe molti soggetti a tuffarsi nel sommerso. E’ vero, come sostiene il prof. Friedrich Schneider, che l’incidenza dell’ economia sommersa sul Pil, che costituisce la principale forma di evasione, è da noi molto elevata e pari ormai al 22%, ma è altrettanto vero che in Belgio è al 17,8%, in Svezia al 15,4% e in Germania al 14,6%. Insomma, se teniamo conto, come dimostra anche la nostra elaborazione, che c’è una forte differenza tra il Nord ed il Sud Italia, in molte realtà centrosettentrionali il dato medio è ben al di sotto dei risultati medi riportati nei Paesi Ue appena elencati.”