Nonostante gli ultimi dati sulle retribuzioni, il commercio estero e il commercio al dettaglio riflettano dinamiche settoriali piuttosto sconfortanti, il clima di fiducia delle imprese italiane mostra vigorosi segnali di miglioramento. L’indice relativo, calcolato dall’Istat, passa a 90,9 punti dagli 88,2 di giugno; l’indicatore (frutto degli gli aumenti di fiducia delle imprese dei servizi di mercato, di quelle che operano nella costruzione e nel commercio al dettaglio, e di una lieve flessione nel campo delle imprese manifatturiere) ha raggiunto i massimi livelli da agosto del 2011, ovvero da tre anni.
Nel dettaglio, l’indice nelle imprese di costruzione passa a 83,2 da 81,6 di giugno; nelle stesse, migliorano la attese sull’occupazione, (i cui saldi passano da -22 a -14), ma peggiorano i giudizi sugli ordini e i piani di costruzione (da -44 a -45). L’indice del clima di fiducia delle imprese manifatturiere, invece, si contrae, passando a 99,7 da 99,9 di giugno. Migliorano, tuttavia, le attese di produzione (il saldo passa da 6 a 8), mentre peggiorano i giudizi sugli ordini (da -21 a -23).
Nelle imprese dei servizi e in quelle del commercio al dettaglio, l’indice del clima di fiducia sale rispettivamente a 92,5 da 88 e a 101,8 da 101,4 di giugno. Considerando il dato in base ai raggruppamenti principali di industrie, osserviamo un miglioramento dell’indicatore per i beni di consumo (che passa da 98,0 a 98,2) e un peggioramento per i beni intermedi (da 103,0 a 102,2) e per i beni strumentali (da 98,2 a 97,3).