L’introduzione dell’Imu, a causa della mancata riforma del catasto, ha prodotto maggiore iniquità. Questa l’opinione di Attilio Befera, il direttore dell’Agenzia delle Entrate, il quale sostiene che non essendo mai stata attuata una revisione generale del classamento per aggiornare e perequare i redditi delle singole unità immobiliari, si è conseguentemente prodotto, nel tempo, un progressivo scollamento tra la realtà dei valori catastali e i valori del mercato immobiliare. L’insieme delle distorsioni ha effetti sul livello di equità della tassazione.
In seguito perciò all’introduzione dell’Imu e con la rivalutazione dei coefficienti che consentono il passaggio dalle rendite catastali (rimaste invariate) ai valori imponibili patrimoniali degli immobili si è ridotta ovviamente la distanza tra questi ultimi e i corrispondenti valori di mercato; d’altra parte, è aumentata l’iniquità.
In questo modo oggi pagano di più immobili nuovi di periferia che immobili di pregio nei centri storici. La tassazione sulla casa va dunque sicuramente rivista, ma solo avendo una base imponibile ben esatta e ben corretta.
Il processo di riforma del catasto è di conseguenza irrinviabile ed essenziale per ridare alla tassazione degli immobili equità. Allo stesso tempo però, il processo richiederà un arco temporale non breve. L’orizzonte temporale dell’intera operazione di revisione non potrà che essere pluriennale e, presumibilmente, non inferiore ai cinque anni.