Il governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, è intervenuto sul decreto Imu-Bankitalia; il provvedimento aveva suscitato in Parlamento, specialmente tra i banchi dell’M5S e di Forza Italia, numerose polemiche; rivalutando le quote della Banca centrale in mano agli altri istituti italiani (tali quote erano ferme al 1936 e ammontavano, sulla carta, a 300 milioni di lire) era stato salutato come un regalo alle banche.

 

Ebbene, Visco ci ha tenuto a precisare che non si tratta affatto di un regalo e che con l’operazione l’istituto centrale resterà pubblico e non perderà la propria indipendenza. Il modello di partecipazione, ha sottolineato, continuerà ad essere analogo a quello della Federal Reserve o della Banca del Giappone. Tra gli effetti positivi della rivalutazione, che dovrebbe ammontare ad una cifra compresa tra i 5 e i 7,5 miliardi di euro, dovrebbe esserci lo sblocco del credito; tuttavia, se ciò sarà vero, ha aggiunto Visco, lo si vedrà solamente nei prossimi mesi. “In ogni caso – ha chiarito – vogliamo essere poco dirigisti”. Rispetto, poi, all’esame della Bce cui saranno a breve assoggettati i principali istituti di credito nell’ottica della vigilanza bancaria unica, ha ribadito che il decreto non sortirà alcun effetto benefico.

 

Fornendo un’ulteriore precisazione ha, quindi, spiegato che le banche “hanno l’obbligo di dismettere le quote eccedenti il 3%” entro al massimo tre anni. “Se non lo faranno quella partecipazione diventerà un costo perché non avranno più diritto al dividendo sulla quota eccedente”. La parte eccedente dovrà essere acquistata da altre banche e, secondo Visco, è del tutto improbabile che non faranno.