Congelare il pagamento della rata Imu di giugno in attesa di una revisione delle politiche fiscali sugli immobili. Con questo il messaggio, il neopremier ha voluto porre l’attenzione alla politica della casa nel suo discorso alle camere. Non pagando l’acconto dell’Imu di giugno, però i Comuni si troveranno due miliardi in meno nelle loro casse rispetto alle previsioni. I tempi sono molto stretti. Come intende agire il Governo?
Una prima ipotesi potrebbe provenire dagli studi svolti sul federalismo della bicamerale in ambito “service tax”, un’imposta unica sui servizi e sulla casa che tenga conto del prelievo comunale sugli immobili di quello sui rifiuti e sui servizi a cui aggiungere un prelievo mirato sulle case di pregio.
Altra strada che il governo Letta potrebbe perseguire è quella di avvicinare ancora di più l’imposta municipale unica al modello tedesco, ovvero a una tassa molto più federale, completamente gestita dal territorio e strettamente legata a una rivalutazione delle rendite.
Infine, volendo essere più conservatore, il governo potrebbe proporre di una semplice rimodulazione dell’imposta con un intervento mirato sulle detrazioni per l’abitazione principale e i carichi di famiglia. Con una maggiore progressività del prelievo legata al reddito e all’Isee.
Ma come funziona nel resto d’Europa? Esistono tasse simili all’Imu in Francia, Gran Bretagna, Spagna e Germania. Vediamo ora caso per caso.
In Francia esistono a livello locale la taxe d’habitation, che pesa su chi usa l’abitazione (proprietario, affittuario, occupante a titolo gratuito), e la taxe foncière, che riguarda il proprietario dell’abitazione. Queste due tasse possono diminuire per le abitazioni principali in base al numero dei componenti di una famiglia e, nel caso della taxe d’habitation, in base all’età dell’inquilino. Le aliquote d’imposta sono fissate dalle amministrazioni locali. C’è anche un’impôt de solidarité sur la fortune per chi ha un patrimonio superiore a 1,3 milioni di euro (soglia stabilita nel 2012).
Ogni Bundesland (stato federale) tedesco ha invece una normativa specifica. Esiste una tassa sui beni immobili (equiparabile all’Imu italiana) calcolata in base a specifici moltiplicatori. Si parte dalla rendita catastale (cioè circa il 60 per cento del valore di mercato dell’immobile) e poi si moltiplica questa cifra per valori diversi a seconda delle province.
Anche nel Regno Unito esiste una tassa sul possesso degli immobili. Si chiama council tax e generalmente varia tra lo 0,5 per cento e l’1,3 per cento del valore imponibile dell’immobile. Questa percentuale dipende da numerosi fattori (per esempio, per un appartamento a Londra si può considerare un valore medio compreso tra 1.200 e tremila euro). Sugli affitti superiori a 125mila sterline (148mila euro) si applica anche uno stamp duty, un’ulteriore tassa (detta di registro) pari a circa l’1 per cento.
La Spagna è il Paese in cui la tassazione sulla casa è più simile a quella italiana. Anche in Spagna esiste un’imposta sul reddito, l’impuesto sobre bienes inmuebles, applicata esclusivamente alla seconda casa, a cui si aggiunge un’imposta sui beni immobili con aliquote che variano tra lo 0,4 per cento e l’1,1 per cento. È stata inoltre reintrodotta da qualche anno una tassa applicata solo ad abitazioni di valore superiore ai 700mila euro.