Abolire la prima rata dell’Imu sulla prima casa è solo una delle nove ipotesi presentate ieri, 8 agosto 2013, dal ministro dell’Economia Fabrizio Saccomanni sul tema della riforma della tassazione immobiliare. Riforma che difficilmente arriverà prima di Ferragosto e che sarà definita nei dettagli quasi sicuramente nell’ultimo Consiglio dei ministri utile (il 28) prima della scadenza del 31 agosto.

 

Sul sito del Ministero dell’Economia e di seguito sono disponibili tutte le ipotesi di riforma dell’Imposta municipale sugli immobili presente e sono consultabili i dati, i costi e le possibilità delle diverse ipotesi allo studio. In titoli, ecco le nove proposte con i relativi costi:

 

1) Esenzione totale dall’Imu per l’abitazione principale. Costo per lo Stato: ca. 4 miliardi.

 

2) Incremento non selettivo della detrazione di base dell’Imu prevista per l’abitazione principale. Costo variabile, da 1,3 a 2,7 miliardi a seconda dell’aumento della detrazione.

 

3) Rimodulazione selettiva dell’esenzione dall’Imu sull’abitazione principale (con diversi parametri: in funzione del valore dell’immobile; parametrata al reddito; in funzione della condizione economica del nucleo familiare, misurata attraverso l’Isee; applicazione dei valori Osservatorio del mercato immobiliare per la determinazione della base imponibile). Costo: da 1 a 2,2 miliardi a seconda della rimodulazione scelta.

 

4) Interventi sull’Imu relativa all’abitazione principale contestuali ad altri tributi (contestuale eliminazione/riduzione della deducibilità ai fini Irpef delle rendite abitazione principale e reintroduzione totale/parziale in Irpef dei redditi degli immobili non locati; rimborso dell’Imu sull’abitazione (integrale o parziale) attraverso l’attribuzione di un credito di imposta (o una detrazione); esenzione dall’Imu per l’abitazione principale e contestuale rimodulazione della Tares relativa ai servizi indivisibili). Costo: da 2 miliardi fino a 4,3 miliardi.

 

5) Deducibilità dell’Imu per le imprese. Costo: ca. 1,2 miliardi.

 

6) Restituzione ai Comuni del gettito derivante dagli immobili ad uso produttivo classificati nel gruppo catastale D. Costo: ca. 4,6 miliardi.

 

7) Abolizione dell’addizionale comunale all’Irpef e contestuale incremento dell’Irpef. Costo: ca. 3,4 miliardi.

 

8) Derubricazione della revisione dell’Imu relativa all’abitazione principale a un problema di finanza locale. Si punterebbe a accrescere l’autonomia finanziaria dei Comuni, potenziando i margini di discrezionalità sul fronte della Tares, dando loro la possibilità di introdurre una service tax per la copertura dei servizi indivisibili.

 

9) Abolizione della prima rata dei versamenti Imu sospesi ai sensi del decreto 54 del 2013. Costo: ca. 2,4 miliardi.

 

Nonostante la scelta tra le ipotesi sia ampia, l’attenzione è chiaramente catalizzata dalla prima, ovvero l’esenzione totale dall’Imu fortemente voluta dal centro-destra. Saccomanni, nel documento, mette già bene le mani avanti in merito affermando che la proposta di esenzione totale dall’Imu per l’abitazione principale non sembra pienamente giustificabile sul piano dell’equità ed efficienza del tributo in quanto avrebbe un effetto fortemente regressivo: il beneficio aumenterebbe al crescere del reddito complessivo.

 

 

 Per maggiori informazioni clicca qui e scarica il documento del Ministero dell’Economia