Entro il 31 agosto il Governo Letta si è impegnato a dare risposte concrete sul futuro dell’Imu. Dopo aver congelato il pagamento della prima rata di giugno per le prime abitazioni e dopo aver smentito una stangata sui villini, sono due le ipotesi al vaglio per modificare la tassa sugli immobili. Una consiste nell’eliminazione generale dell’Imu sulla prima casa, l’altra su una rimodulazione della tassa che permetterà di esentare le fasce più deboli dal pagamento e far pagare il conto più salato alle categorie più agiate. Nel primo caso, si perderebbero 4 miliardi, nel secondo una cifra che può oscillare tra 1 e 3 miliardi.
Se, però, l’intenzione è quella di non far pagare a settembre la rata Imu posticipata a giugno per i possessori di prime abitazioni, sarà necessario recuperare entro l’autunno un’entrata di 2 miliardi. Le altre ipotesi su cui si lavora prevedono la cancellazione per l’anno in corso della tassa sulla prima casa che verrebbe realizzata in vista della nuova service tax che dal 2014 dovrebbe comprendere insieme all’Imu, anche la Tares, la nuova tassa sui rifiuti e i servizi garantiti, e le varie imposte locali sugli immobili; e quella che prevede l’ampliamento della franchigia, oggi fissata a 200 euro, più 50 per ogni figlio, e che potrebbe crescere fino a 600 euro. Se così fosse, sarebbe esentati dal pagamento della tassa quasi l’80% dei contribuenti. Ma la riforma Imu sarà messa a punto solo dopo una riforma del Catasto su cui si potrà rimodulare il pagamento della tassa sugli immobili.
La nuova riforma del catasto partirà dall’adeguamento alla realtà del mercato che comporta il passaggio da vani catastali ai metri quadri, prevedendo pertanto una coincidenza dell’unità di misura e valutazione di uno stabile con quello che avviene nel mercato.
Finora, si sono spesso verificate incongruenze poichè i vani non sono sovrapponibili ai locali in cui è suddivisa una casa, visto che comprendono anche pertinenze e locali comuni. La determinazione dei valori immobiliari si rifarà a quelli che vengono pubblicati dall’Agenzia delle Entrate attraverso l’osservatorio del mercato degli immobili che suddivide i vari comuni in aree e che già è la fonte attraverso la quale vengono forniti i prezzi al metro quadro, sia per le vendite che per gli affitti.
Il valore dell’immobile sarà determinato, inoltre, da altre caratteristiche dello stesso, come le condizioni, l’anno di costruzione, il piano su cui è situato l’appartamento e la strada in cui sorge l’edificio. La Riforma del Catasto, portando i valori degli immobili più vicini a quelli di mercato (+60%), se approvata così come presentata, avrà ulteriori riflessi sull’imponibile Imu.