L’indice Pmi di Markit, società internazionale di servizi e informazione finanziaria, si è rivelato peggiore delle stime preliminari. L’indicatore, che segnala le sensazioni dei direttori degli acquisti su fattori quali gli ordinativi, i prezzi o le dinamiche internazionali (e che si è normalmente rivelato piuttosto attendibile nel prevedere l’andamento futuro dell’economia), è stato inaspettatamente rivisto al ribasso rispetto alle rilevazioni flash precedenti. Poco importa, probabilmente, perché se è vero che si è passati – nel settore dei servizi – dai 51,9 punti a 51,6 effettivi, si tratta pur sempre di un aumento rispetto ai 51 punti di dicembre, nonché del livello più alto da tre mesi. Inoltre, sopra la soglia psicologica dei 50 punti, si ritiene che la congiuntura sia orientata verso la crescita.
Contestualmente, è stato ribassato anche il Pmi composito, che include, oltre ai servizi, il comprato manifatturiero. A gennaio, l’indicatore finale è stato fissato a 52,9 punti, contro i 52,1 del dato di dicembre e i 53,2 punti delle stime flash. In tal caso, si tratta del livello record dal giugno 2011.
Nel dettaglio, in Germania l’Indice Pmi servizi si è attestato a 53,1 punti, in calo da dicembre (53,6 punti); il Pmi Composito, invece, passa a 55,5 punti a gennaio dai 55,0 di dicembre.
In Italia, l’indice Pmi servizi resta sotto la soglia della crescita, ma sale a 49,4 dai 47,9 di dicembre, rivelandosi superiore alle stime preliminari, che lo fissavano a 48,6 punti.