In altre circostanze, il contenimento e il calo dell’inflazione potrebbero essere salutati positivamente; in una fase di crisi che persiste ormai dal 2008, invece, le ultime rilevazioni dell’Istat non fanno altro che confermare la stretta dei consumi delle famiglie italiane e la scarsa fiducia nel futuro.
In particolare, il tasso di inflazione medio annuo si è attestato, per il 2013, all’1,2%. Si tratta del livello più basso dal 2009, di ben due volte e mezzo inferiore a quello dell’anno precedente. Nel 2012, infatti, l’inflazione si è fermata al 3%. Va segnalato, tuttavia, che, rispetto a novembre, a dicembre il tasso è leggermente salito, dello 0,2%, interrompendo una serie di tre cali congiunturali.
Secondo l’Istituto, in generale, la stabilità dell’inflazione è stata determinata dall’accelerazione della crescita tendenziale dei prezzi degli alimentari non lavorati, dall’ulteriore riduzione della flessione dei prezzi dei beni energetici e dal rallentamento della dinamica dei prezzi dei servizi legati ai trasporti. Il piccolo rialzo di dicembre, invece, è dipeso sostanzialmente dall’aumento dei prezzi dei vegetali freschi sui quali hanno inciso i fattori stagionali, dall’aumento dei prezzi degli energetici non regolamentati e di quello dei servizi relativi ai trasporti (+0,9%), anch’essi condizionati da dinamiche stagionali.
Va segnalato, inoltre, che, rispetto a novembre 2013, il tasso tendenziale di crescita dei prezzi dei beni è salito dallo 0,2% allo 0,4%, mentre quello relativo ai prezzi dei servizi è sceso dall’1,2% all’1%. Infine, l’indice nazionale dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati, calcolato al netto dei tabacchi, è salito, a dicembre, allo 0,6%, rispetto allo 0,3% del mese precedente.