Dopo la questione Imu, si preannuncia un’altra scadenza spinosa per il governo Letta. A luglio, infatti, è previsto uno scatto dell’IVA di un punto percentuale, sempre non si riesca a trovare una misura sostitutiva in extremis. L’aumento dal 21% al 22% relativo al 70% dei beni, tra i quali bevande, carburanti ed abbigliamento sarebbe un’enorme stangata per i consumatori che porterebbe ulteriori effetti depressivi sulle vendite.
E’ necessario scongiurare l’aumento dell’Iva per non gravare ulteriormente sui consumi delle famiglie italiane e, di conseguenza su artigiani e commercianti che vivono quasi esclusivamente della domanda interna.
Al fine di scongiurare tale ipotesi, il governo dovrebbe scovare due miliardi. Al momento questa somma non è disponibile nelle casse dello Stato e, considerato anche il rinvio della prima rata dell’Imu sulla prima casa, il governo non è al momento in grado di bloccare lo scatto dell’imposta sui consumi. Letta perciò si dovrà muovere con estrema prudenza per non offrire all’Europa l’immagine di un Paese che non riesce a mantenere gli impegni sui saldi di bilancio.
Per il momento si paventano due possibili soluzioni: un aumento selettivo dell’aliquota Iva dal 21 al 22% oppure l’immalzamente dell’Imu sulle case di pregio e la riduzione del perimetro degli immobili per i quali è scattata la sospensione dell’Imposta municipale.
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