La CGIA di Mestre ha calcolato gli effetti dell’aumento dell’IVA (l’aliquota del 20%) in relazione alla diversa disponibilità di spesa delle famiglie. A tal fine sono state prese in considerazione le fasce di reddito che vanno da un minimo di 15.000 ad un massimo di  55.000 euro e per ognuna di esse è stata calcolata l’incidenza dell’aumento in tre casi: contribuenti senza famigliari a carico, famiglie con coniuge e 1 figlio a carico e famiglie con coniuge e 2 figli a carico.

Per un reddito di 15.000 euro si va da un aggravio annuo di 37,54 euro senza famigliari a carico ad uno di 60,64 con coniuge e 2 figli; per i redditi di 30.000 euro le cifre passano da 58,27 a 77,84 euro.

L’ultima fascia di reddito considerata ovvero i redditi di 55.000 euro è chiaramente quella con gli aumenti più consistenti con un minimo di 99,75 per coloro che non hanno familiari a carico ad un massimo di 123,21 per chi ha coniuge e 2 figli.

Nel calcolo si è tenuto conto di tutti i fattori che influenzano il reddito disponibile ( ovvero tassazione IRPEF, assegni familiari, diversa propensione al consumo) e sulla base dei dati ISTAT sui consumi delle famiglie si è ripartito il reddito spendibile fra le varie categorie merceologiche.

“L’aumento dell’aliquota IVA dal 20% al 21% – dichiara Giuseppe Bortolussi segretario della CGIA di Mestre – comporta un aggravio sui bilanci delle famiglie tutto sommato abbastanza contenuto. Inoltre, questa misura non dovrebbe avere un effetto particolarmente pesante sull’aumento dei prezzi e quindi sull’inflazione. Per questo possiamo dire che in tempi di emergenza come quelli che stiamo vivendo in questo momento, un provvedimento di queste tipo, assieme al contributo di solidarietà, rappresentano il male minore, visto che non sembrano esserci  molte altre valide alternative”.

CLICCA QUI PER LEGGERE TUTTA LA NEWS E LA TABELLA DEI REDDITI