La normativa italiana che nei casi di frode grave in materia Iva impedisce l’applicazione di sanzioni «a causa di un termine di prescrizione troppo breve, potrebbe ledere gli interessi finanziari dell’Ue» e quindi i giudici italiani sono chiamati a «disapplicare il regime della prescrizione».

 

Lo ha stabilito la Corte di giustizia Ue l’8 settembre scorso che si è pronunciata su un caso italiano di frode Iva sullo champagne del valore di alcuni milioni di euro, i cui imputati non sarebbero stati puniti perché a breve sarebbe scattata la prescrizione. La Corte Ue si è attivata sulla richiesta di un giudice italiano che ha chiesto di chiarire i termini di applicazione delle regole Ue nel quadro di un processo in cui gli imputati sono accusati di associazione per delinquere e frode fiscale compiuta attraverso `frodi carosello´ e dichiarazioni Iva fraudolente.

 

Una truffa ai danni dell’erario, ma anche delle casse dell’Unione, avvenuta tra il 2005 e il 2009 attraverso operazioni commerciali sullo champagne del valore di alcuni milioni di euro. Una parte dei reati per i quali si è proceduto nei confronti degli imputati si è estinta per effetto della prescrizione, mentre gli altri reati risulteranno prescritti al più tardi l’8 febbraio 2018, senza che possa essere pronunciata una sentenza definitiva, per via della complessità delle indagini e della lunghezza del procedimento, spiega la Corte.