La crisi economica e la conseguente stretta creditizia delle banche ai danni di cittadini e imprese ha peggiorato la situazione dell’usura in Italia. Al sud è in aumento, e anche al nord est (seppure in forma contenuta), meglio a nordovest dov’è in forte calo.
Le regioni più colpite sono Campania, Molise, Calabria, Puglia e Sicilia, al contrario Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Veneto e Trentino Alto Adige sono tra le regioni meno colpite dall’usura, anche se il fenomeno è in ripresa anche nel nord-est.
Sulla base di un’elaborazione in cui sono stati messi a confronto alcuni indicatori regionalizzati riferiti al 2010, quali la disoccupazione, i fallimenti, i protesti, i tassi di interesse applicati, le denunce di estorsione e di usura, il numero di sportelli bancari e il rapporto tra sofferenze ed impieghi registrati negli istituti di credito, la CGIA di Mestre ha individuato l’indice del rischio usura attraverso la combinazione statistica di tutte quelle situazioni potenzialmente favorevoli al diffondersi dell’azione degli usurai.
Secondo Giuseppe Bortolussi, segretario della CGIA di Mestre, è limitativo dimensionare il problema usura solo attraverso il numero di denunce. Ecco perché sono stati usati gli otto parametri sopracitati. Ma quali sono le cause che portano l’imprenditore o il cittadino a rivolgersi ad un usuraio? In primis il perdurare della crisi, per quanto riguarda artigiani e commercianti la causa maggiore è pressione fiscale e le scadenze da pagare. Per disoccupati e dipendenti sono problemi finanziari che emergono dopo malattie o infortuni.
Maggiore è il fenomeno usura nelle aree con più disoccupazione, alti tassi d’interesse, maggiori sofferenze, pochi sportelli bancari e tanti protesti.
La CGIA di Mestre ha stabilito un indicatore nazionale medio pari a 100. Il record negativo spetta alla Campania con 166,1 (pari al 66,1% in più della media Italia), mentre quello positivo va al Trentino A. A. con 46,7 (53,3% in meno della media nazionale).