La Banca Centrale Europea lascia invariato il costo del denaro, al minimo storico, decidendo di tenere fermi il tasso di riferimento allo 0,50%, il tasso di interesse sulle operazioni di rifinanziamento marginale all’1,00% e quello sui depositi allo 0%. L’ultima variazione risale a maggio, quando la Bce ha tagliato dello 0,25% il tasso di riferimento che era rimasto fermo allo 0,75% dal luglio 2012.

 

Dopo sei lunghi trimestri negativi, il secondo trimestre 2013 ha fatto finalmente registrare una crescita dello 0,3% nell’area Euro, facendo sperare in una graduale ripresa. Sulla crescita nell’area Euro, rileva il presidente della Bce, Mario Draghi, restano rischi al ribasso per il possibile aumento dei prezzi delle materie prime a causa di rinnovate tensioni geopolitiche.

 

Le stime della Bce prevedono un andamento del Pil reale dell’Eurozona in calo dello 0,4% nel 2013 e in aumento dell’1,0% nel 2014. Rispetto alle stime di giugno scorso le previsioni per il 2013 sono state riviste al rialzo di 0,2% mentre per il 2014 c’è stata una revisione al ribasso di 0,1%.

 

Il presidente dell’Eurotower evidenzia che la politica monetaria della Bce resta orientata verso un approccio accomodante grazie alle prospettive dei prezzi e orientata a favore della loro stabilità. Sull’ipotesi di un taglio dei tassi, alcuni governatori hanno osservato che la ripresa in corso non avrebbe giustificato questa discussione, mentre altri hanno sostenuto il contrario. Se le condizioni lo richiedessero l’ipotesi sarà presa in considerazione.

 

Il Consiglio direttivo della Bce si aspetta che i tassi di interesse di riferimento restino ai livelli attuali o più bassi per un periodo prolungato di tempo. Questa aspettativa si basa sulla valutazione di una inflazione che dovrebbe restare attenuata nel medio periodo e della diffusa debolezza dell’economia. La Bce, comunque, ha assicurato che continuerà a monitorare tutte le informazioni per valutare l’eventuale impatto sulle prospettive a medio termine della stabilità dei prezzi.