La burocrazia “soffoca” anche i Comuni, soprattutto quelli di piccolissima dimensione. Tuttavia, a pagare il conto più salato  sono i cittadini che devono sostenere un costo aggiuntivo pro capite pari a 251 euro all’anno, che, in termini complessivi, sfiora i 14,5 miliardi di euro. Infatti, per poter ottemperare agli adempimenti richiesti dal legislatore e alle disposizioni/procedure fissate dai ministeri, è necessario utilizzare molto personale e impegnare tanto tempo che, invece,  potrebbero essere investiti più proficuamente per erogare ulteriori servizi, in particolar modo a cittadini e imprese. L’analisi è stata realizzata dall’Ufficio studi della CGIA per conto dell’ASMEL.

  • L’unità di misura: costo servizi generali su spesa corrente

Questo approfondimento ha ricevuto lo spunto dall’osservazione dei dati riferiti alla missione numero 1 dei bilanci comunali che, con buona approssimazione, misurano le spese di funzionamento della macchina amministrativa comunale; rapportando tale aggregato alla spesa corrente totale in capo a ciascun Comune, il risultato individua la quota di risorse assorbite annualmente dalla burocrazia. Tale aggregato di bilancio comprende servizi come la “gestione economica, finanziaria, programmazione e provveditorato”, l’ “ufficio tecnico”, la “gestione delle entrate tributarie e i servizi fiscali”, la “gestione dei beni demaniali e patrimoniali” e le “risorse umane”. E’ bene comunque sottolineare che un elevato valore di questo aggregato non necessariamente corrisponde a una gestione inefficiente delle risorse o, peggio ancora, a sprechi e a sperperi. Queste voci, infatti,  includono anche servizi di carattere prettamente istituzionale – come le “elezioni e consultazioni popolari”, l’ “anagrafe e lo stato civile” e gli “organi istituzionali” – che hanno costi e dimensioni occupazionali spesso non ulteriormente “comprimibili”…

clicca qui per leggere tutta la news