Il tasso di disoccupazione dichiarato dei laureati tedeschi ammonterebbe a 2,4%. Una piena occupazione secondo le elaborazioni dell’agenzia tedesca del lavoro. Tra il 2001 e il 2011, infatti, il numero dei laureati occupati è cresciuto di due milioni e mezzo, quasi il 50% in più, salendo a 7,7 milioni totali.
Altro dato che colloca la Germania al secondo posto in Europa, superata solo dalla Norvegia, e ben lontana dalla media europea è la facilità di ricerca di un nuovo impiego. In caso di perdita del lavoro, più della metà dei disoccupati laureati tedeschi trova un altro impiego in meno di tre mesi, e soltanto il 12% aspetta più di un anno.
Dati che fanno rabbrividire se confrontati con quelli nostrani. Nel nostro Paese la disoccupazione è salita all’11,6%, quella giovanile è esplosa al 38,4%, mentre la recessione perdura da 7 trimestri consecutivi. Ma a preoccupare non è soltanto la difficoltà del presente, quanto la mancanza di futuro per le nuove generazioni.
Ma qual è il segreto del successo tedesco? Il sistema tedesco punta soprattutto su cultura e formazione allo stesso tempo, teoria e pratica in contemporanea hanno permesso al mercato tedesco del lavoro di godere ottima salute mentre l’Europa è soffocata dalla disoccupazione. E, anzi, rilancia, ricercando ingegneri, medici e tecnici specializzati che le aziende tedesche hanno cominciato a «importare» lavoratori laureati dall’estero. Italia compresa, come indicano gli ultimi dati. Il numero di italiani, molti altamente qualificati, l’anno scorso è salito del 30%, e la prima destinazione è proprio la Germania.