D’ora in avanti, i succhi di frutta potrebbero non definirsi più tali se, all’interno, non conterranno almeno il 20% di frutta. E’ quanto prevede un emendamento presentato dal Pd e approvato in commissione Agricoltura alla Camera nell’ambito dell’esame sulla legge Comunitaria. La modifica, che ha fatto andare sotto il governo di cui lo stesso Pd fa parte, rischia di produrre un terremoto nel settore. Sempre che, ovviamente, l’iter di legge si concluda senza che l’emendamento sia rimosso o ulteriormente modificato.
Plaudono all’iniziativa l’ex ministro della Salute, Renato Balduzzi e parte dei coltivatori. Il primo, è convinto che la norma promuoverà la qualità alimentare; i secondi, pensano che determinerà un incremento della produzione di frutta.
L’Unione europea, invece, in merito alla proposta di innalzamento della quantità di frutta minima, già in passato aveva aperto una “Ue Pilot”, passaggio che precede la procedura di infrazione. In Europa, infatti, la soglia media minima è del 5%. I produttori di bevande analcoliche, poi, sono decisamente sconcertati. Secondo loro, infatti, il provvedimento non è giustificato da alcun reale motivo di salute ma, al contrario, determinerebbe un elevato incremento calorico delle bevande. Già adesso, inoltre, i consumatori possono scegliere tra una varietà di prodotti che contengono le più svariate percentuali di frutta.
Infine, la nuova regola rischia di penalizzare fortemente gli operatori, che non sarebbero più in grado di competere con i concorrenti del resto d’Europa, dove i criteri sono molto meno stringenti.