La manovra – ha dichiarato Chiamparino – è insostenibile per le Regioni, a meno di non incidere sulla spesa sanitaria
C’era l’inghippo, e fin dai primi annunci, pareva troppo bello per essere vero: 18 miliardi di tasse in meno, aveva annunciato Renzi, prima dell’approvazione della legge di Stabilità. E il taglio delle tasse, forse, effettivamente ci sarà. Ma a quale prezzo? Come spesso è avvenuto in Italia, il rischio – più che altro una ragionevole certezza – è che mentre una mano concede, l’altra sottrae.
In questo caso, l’avvertimento è stato dato dalla Regioni, per bocca del presidente della loro Conferenza, Sergio Chiamparino: “la manovra – ha dichiarato – è insostenibile per le Regioni, a meno di non incidere sulla spesa sanitaria, che rappresenta l’80 per cento della spesa regionale, o sui servizi fondamentali, dal trasporto pubblico alle politiche sociali. O compensare con maggiori entrate”.
Quest’ultima affermazione, ha precisato il governatore del Piemonte, potrebbe tradursi in un aumento delle addizionali Irpef. D’altra parte, nelle bozze che stanno circolando in queste ore, sarebbe contenuta esplicitamente una clausola di salvaguardia che prevede, laddove le Regioni non riescano a trovare un accordo sui 4 miliardi di tagli di loro pertinenza (perché la spending review scarica parte delle sforbiciate sugli enti locali), che il Governo possa intervenire sulle risorse destinate al finanziamento corrente del Servizio sanitario nazionale. Lo stesso ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, a chi gli chiedeva se fosse possibile un aumento fiscale da parte delle Regioni a fronte dei tagli, ha risposto: “può darsi, ma accanto ad un prelievo c’è un a nuova destinazione delle risorse”.
Mestre, 17 ottobre 2014