Evitata una nuova crisi di Governo che, probabilmente, avrebbe spinto il Paese verso il baratro, la momentanea spaccatura avvenuta verso la fine della settimana scorsa tra il PD e il PdL è “costata” ai consumatori un punto percentuale di Iva in più.
Le ragioni che hanno fatto scattare l’aumento dell’Iva sono legate alla difficile situazione in cui versano i nostri conti pubblici. Con un rapporto debito/Pil superiore al 130 per cento e un rapporto deficit/Pil al 3,1 per cento, si è reso necessario, così come era stato previsto nel 2011, ritoccare l’aliquota ordinaria dell’Iva. Assieme ad altre misure che saranno approvate nelle prossime settimane, nel 2013 il disavanzo dovrebbe scendere, così come chiede l’Unione europea, sotto la soglia del tre per cento.
Con più tasse e meno spesa pubblica tutti i Paesi meridionali d’Europa hanno aumentato a dismisura il numero dei senza lavoro e allargato paurosamente la fascia sociale dei meno abbienti. Per ritornare a crescere, invece, dobbiamo, diminuire le tasse e ricominciare ad investire per ridare fiato soprattutto alle piccole imprese che anche nel Veneto stanno soffrendo paurosamente.
Se, invece, non riusciremo a cambiare politica economica saremo destinati a imboccare la strada del declino e diventare un problema per tutta l’Europa. I conti pubblici sono importanti, ma la messa in sicurezza non può venire a scapito dei disoccupati e dei più poveri.
Personalmente sono preoccupato soprattutto per i lavoratori “anziani”. Sono i più a rischio perché chi perde il posto ha grosse difficoltà a rientrare nel mercato del lavoro. Fino a qualche anno fa, un cinquantenne che veniva espulso dalla fabbrica – grazie alla cassa integrazione, alla mobilità e agli ammortizzatori sociali vari – scivolava verso la pensione.
Oggi, a seguito dell’innalzamento dell’età pensionabile , queste politiche non sono più sostenibili. Inoltre, se teniamo conto della situazione degli esodati, è chiaro che una persona di mezza età si sente più vulnerabile degli altri. Questo clima di insicurezza e di paura, purtroppo, si è diffuso anche tra le famiglie venete, dando luogo a una forte contrazione dei consumi che ha messo in crisi molte aziende e lasciato per strada tanti lavoratori. Siamo caduti in una trappola, ma la via d’uscita è ancora visibile e praticabile.