Lo straordinario risultato elettorale ottenuto dal Movimento 5 Stelle si spiega, verosimilmente, con l’ampio sostegno ricevuto dal popolo delle partite Iva che, inaspettatamente, ha contribuito a farlo diventare la prima forza politica in Veneto. È altrettanto plausibile che una buona parte di coloro che hanno riposto il loro voto nel movimento di Grillo, provenga dall’area del Centro-destra che in questa Regione ha subito una vera e propria emorragia di consensi. Ad avvalorare questa tesi è utile ricordare che tradizionalmente gli artigiani, e in generale i piccoli e medi imprenditori, da sempre nei nostri territori hanno dimostrato di essere più “vicini” politicamente alla Lega Nord ed al Pdl che al Centro-sinistra. Come si spiega allora questo vero e proprio terremoto elettorale? Forse è ancora prematuro dirlo: probabilmente tra qualche giorno gli esperti sull’andamento dei flussi elettorali saranno in grado di farci comprendere con precisione cosa è successo. Tuttavia, vivendo all’interno di questo mondo da più di trent’anni, ho maturato l’idea che per una gran parte dei piccoli imprenditori la delusione abbia avuto il sopravvento, spingendoli così tra le braccia del Movimento 5 Stelle che è stato praticamente l’unico soggetto politico ad aver fatto una campagna elettorale aggressiva sui problemi molto cari ai piccoli imprenditori. Le tasse, la lentezza dei tempi di pagamento da parte dello Stato, il credito alle imprese,  la burocrazia che ha continuato ad allungare i suoi tentacoli, sono problemi che in questi ultimi anni hanno assunto dimensioni sempre più preoccupanti senza che nessuno sia stato in grado di affrontarli con successo. Se aggiungiamo che da cinque anni stiamo subendo una crisi che non ha precedenti dal dopoguerra in poi, il quadro  generale è presto fatto. A differenza di qualche anno fa, grazie anche alla nostra insistenza, i piccoli imprenditori hanno capito di essere diventati dei soggetti attivi ormai determinanti per l’economia del Veneto e, in generale, del Paese. Se il 95% delle imprese ha meno di 10 addetti e se le aziende di questa dimensione hanno contribuito a creare nel decennio scorso il 58% dei nuovi occupati anche in Europa, è chiaro che dopo anni di promesse non mantenute l’ultima spiaggia è rappresentata da chi riconosce la tua centralità, capisce il tuo stato d’animo e la pensa come te su Equitalia o sulle cause che hanno spinto decine e decine di piccoli imprenditori al suicidio. C’è sicuramente una forte componente di delusione, di protesta e di malessere, ma anche tanta voglia di continuare a combattere e di non gettare la spugna, anche perché, molto spesso,  per moltissimi di loro non c’è nessun’altra alternativa. Quegli artigiani o quei piccoli imprenditori che sono costretti a chiudere l’attività non possono contare sulla cassaintegrazione, sulla mobilità o sulla indennità di disoccupazione.  Rimangono per strada, spesso senza un futuro. In periodi di deflazione e di politiche economiche di austerità, quelle attività imprenditoriali che vivono dei consumi delle famiglie e del mercato interno sono le prime a risentirne e a chiedere aiuto, confidando nella politica e nella sua capacità di risoluzione dei problemi. Ora, dopo un’affermazione storica che non ha precedenti, spetterà anche al Movimento 5 Stelle di passare dalle proteste/proposte all’individuazione e all’applicazione delle soluzioni. Un impegno, visto il consenso ottenuto,  che dovrà essere assolutamente mantenuto.