MENO IMU E NO AUMENTO IVA di Giuseppe Bortolussi

 

La settimana prossima sarà per milioni di imprenditori italiani molto delicata: entro il 17 giugno dovranno pagare la prima rata dell’Imu sui negozi, gli uffici, gli alberghi, i capannoni e i laboratori artigianali.

 

Per quelli veneti, questa scadenza sarà, da un punto di vista economico, molto pesante. Secondo alcune simulazioni che ho elaborato per gli albergatori, gli artigiani e gli industriali ubicati nel Comune di Venezia e di Rovigo il pagamento della prima rata dell’Imu sugli immobili con categoria catastale “D” costerà mediamente il 51% in più di quanto hanno pagato nello stesso periodo dell’anno scorso.

 

Per i primi l’aggravio medio in termini assoluti sarà di 1.327 euro, per i secondi di 319 euro. Per tutti gli altri imprenditori con il capannone/albergo ubicato nei Comuni capoluogo di Provincia, il carico fiscale sarà, in termini percentuali, più contenuto, ma altrettanto pesante. I padovani, ad esempio, si troveranno a pagare mediamente il 45% in più di quanto hanno versato con la prima rata dell’anno scorso (pari a +329 euro). A Verona la variazione sarà del +23% (+360 euro), a Treviso del +18% (+153 euro) e a Belluno e Vicenza del +8%. In termini assoluti gli aumenti medi saranno rispettivamente di 49 e 131 euro.

 

I calcoli sono stati realizzati considerando la rendita catastale media di ciascun Comune capoluogo di Provincia veneto. Inoltre, si è considerata la nuova base imponibile riferita al 2013 che, rispetto al 2012, è aumentata a seguito dell’incremento di 5 punti del coefficiente moltiplicatore che passa da 60 a 65. Per calcolare il versamento della prima rata che gli imprenditori hanno pagato a giugno 2012 si è considerata l’aliquota base del 7,6 per mille, come stabiliva la normativa. Per misurare, invece, quanto verseranno gli imprenditori entro il prossimo 17 giugno si è tenuto conto della novità introdotta nelle settimane scorse dal legislatore: ovvero, la prima rata dell’Imu 2013 sarà calcolata applicando le aliquote 2012. Solo a dicembre il proprietario dell’immobile farà il conguaglio con l’aliquota effettiva approvata dal Comune per l’anno in corso.

 

Al di là di questi aspetti tecnici resta il fatto che la tassazione sugli immobili ad uso produttivo è troppo elevata e in costante crescita: avere un capannone, ad esempio, non è una manifestazione di ricchezza, ma un bene necessario per esercitare la propria attività imprenditoriale.

 

Oltre al pagamento dell’Imu c’è un’altra imminente scadenza che sta preoccupando soprattutto gli artigiani ed i commercianti. Salvo interventi dell’ultima ora, dal primo luglio scatterà l’aumento dell’Iva ordinaria che salirà dal 21 al 22%. Vino, birra, calzature, abbigliamento, carburanti, elettrodomestici, mobili, televisori, hi-fi, computer e alcune attività di riparazione/manutenzione sono alcuni dei beni/servizi che subiranno un aumento del prezzo che penalizzerà ulteriormente i consumi e quindi i ricavi delle attività che producono/vendono questi beni o realizzano questi servizi.

 

Evitare l’aumento dell’Iva e rivedere al ribasso l’Imu sui beni strumentali potrebbe essere un segnale di attenzione nei confronti delle imprese per ridare un po’ di fiducia a chi, nonostante le difficoltà del momento, continua ogni giorno ad alzare la saracinesca o ad aprire il portone della propria attività, con l’obbiettivo di crescere e di creare ricchezza per sé e per coloro che sono occupati in queste aziende.