NO ALL’AUMENTO DELL’IVA DI G. BORTOLUSSI

 

 

Pare di capire che la settimana che ci apprestiamo ad iniziare sarà cruciale per le sorti del Governo Letta. Se entro qualche giorno l’Esecutivo non riuscirà a trovare le risorse necessarie per evitare l’aumento di un punto percentuale dell’aliquota ordinaria dell’Iva previsto dal prossimo primo luglio, potrebbe aprirsi una seria crisi di Governo. Gli ultimatum lanciati da alcuni autorevoli esponenti della maggioranza sono stati molto chiari e a mio parere la questione legata all’Iva è di una importanza cruciale.

 

In una fase congiunturale che continua essere estremamente difficile, faccio fatica a capire come mai, con una spesa pubblica complessiva che supera gli 810 miliardi di euro, l’Esecutivo non sia in grado di reperire 2 miliardi per congelare, almeno per altri 6 mesi, questo rincaro. Lo slittamento ci darebbe la possibilità, grazie agli effetti postivi che l’uscita dalla procedura di infrazione per deficit eccessivo produrrà sui nostri conti pubblici, di avere qualche mese in più per trovare quella copertura che ci garantirebbe, in sede di approvazione della Legge di Stabilità, di eliminarne definitivamente l’aumento a partire dal 2014.

 

Non sto qui a ricordare quali effetti negativi avrebbe l’incremento dell’Iva per i portafogli delle famiglie e per i bilanci delle piccole imprese: mi permetto solo di segnalare che, secondo le stime presentate nei giorni scorsi dall’Unioncamere del Veneto, l’eventuale ritocco dal 21 al 22% farebbe perdere alla nostra Regione oltre 210 milioni di Pil nel 2013 e altri 412 milioni di euro nel 2014. In una fase economica che permane ancora difficile, possiamo rischiare un nuovo avvitamento che ci farebbe ripiombare nella parte più buia del tunnel della crisi? Sempre dall’Unioncamere ci giungono altri dati molto preoccupanti: rispetto al 2011, il Pil del Veneto ha subito una flessione di 2,3 punti percentuali e quest’anno potrebbe chiudersi con un altro -1,2%.

 

Il quadro generale non lascia presagire nulla di buono, soprattutto per la tenuta occupazionale. Se a livello nazionale coloro che sono alla ricerca di un posto di lavoro sfiorano ormai il 13%, nel Veneto la disoccupazione si attesta attorno al 7%. Dopo più di un ventennio nel quale il Veneto si era caratterizzato per essere stata una Regione a piena occupazione, adesso l’esercito dei senza lavoro ha raggiunto anche da noi livelli preoccupanti. Le nostre micro e piccole imprese sono in affanno, vuoi per il calo dei consumi, vuoi per il perdurare della stretta creditizia, vuoi per i tempi di pagamento che rimangono ancora tremendamente lunghi. Ad esclusione di coloro che esportano, le situazioni più critiche le registriamo nel commercio al dettaglio, nel comparto casa, nei servizi, nel tessile, nei trasporti di merci e persone e nella metalmeccanica.

 

Secondo uno studio redatto dal Centro Studi Sintesi si evince che tra il 2009 ed il 2012 il conto delle manovre correttive messe in campo in Italia ha toccato i 330 miliardi di euro: una cifra imponente costituita per il 55% da nuove tasse e per il 45% da tagli alla spesa. Tuttavia, va ricordato che questi ultimi costituiscono una riduzione di spesa per l’Erario, ma in molte circostanze si sono trasformati in un aumento della tassazione per i cittadini, soprattutto a livello locale. Queste misure di austerità e di rigore hanno aiutato a mettere in sicurezza i nostri conti pubblici, ma hanno impoverito il Paese. Di fronte ad un quadro così allarmante ha ancora senso agire sulla leva fiscale?