“L’aumento delle tasse locali, stabilito con la Manovra correttiva approvata nei giorni scorsi dal Governo Monti, garantirà per il prossimo anno un maggiore gettito di 13,2 miliardi di euro.  Tuttavia questi soldi finiranno nelle casse dello Stato centrale, lasciando a bocca asciutta le Regioni ed i Comuni.  A meno che i Governatori e i Sindaci non decidano di ritoccare all’insù i tributi di loro competenza”.

 

A lanciare l’allarme è il segretario della CGIA di Mestre, Giuseppe Bortolussi, che, sconsolatamente, dichiara: “C’è il pericolo che con questa manovra il federalismo fiscale si spenga sul nascere.”

 

Vediamo cosa succederà ai Comuni.

 

La reintroduzione dell’ICI sulla prima casa, la rivalutazione del valore catastale e l’anticipo dell’IMU sugli altri immobili garantiranno, per l’anno venturo, un gettito complessivo di 21,8 miliardi di euro, di cui 3,8 miliardi dalla tassazione sulle prime case e 18 miliardi dagli altri immobili (seconde e terze case, negozi, laboratori artigianali ed industriali, etc.). L’incremento del gettito delle tasse locali, rispetto alla situazione odierna, sarà di 11 miliardi di euro.

 

Tuttavia, segnalano dalla CGIA di Mestre, nel decreto “salva-Italia” vi è una norma (art. 13 comma 11) che attribuisce allo Stato il 50% dell’IMU sugli immobili diversi dalle seconde case, ovvero 9 miliardi di euro. In realtà per i Comuni i maggiori introiti effettivi, ovvero al netto dei circa 10 miliardi che attualmente i Sindaci ricevono con l’ICI,  sono appena 2 miliardi di euro. A questo punto, però, arriva il comma 17 (sempre dell’articolo 13) che dispone la riduzione del Fondo sperimentale di riequilibrio dei Comuni delle Regioni ordinarie e dei trasferimenti statali ai Comuni delle altre Regioni per un ammontare complessivo di 2 miliardi di euro. Risultato: lo Stato, tra incassi diretti e risparmi di spesa, porta a casa 11 miliardi di euro, mentre i Comuni zero.

Un meccanismo analogo viene previsto anche per le Regioni. L’aumento dell’aliquota base dell’addizionale regionale IRPEF dallo 0,9% all’1,23%, porterà nelle casse delle Regioni oltre 2,2 miliardi di euro già dal 2012. Tuttavia, la Relazione tecnica è molto chiara nel dire che per le Regioni a statuto ordinario vi sarà una riduzione della compartecipazione IVA (che finanzia la sanità) e del Fondo sanitario nazionale (per le Regioni speciali). Complessivamente, il taglio di risorse è di 2,2 miliardi di euro. In sintesi, lo Stato risparmia 2,2 miliardi di euro di finanziamenti alla sanità, mentre per le Regioni il saldo è zero.

 

Di fatto, Regioni ed Enti locali diventeranno dei riscossori per conto dello Stato.

 

“Pertanto – conclude Bortolussi – Regioni ed enti locali potranno avere maggiori risorse solo se decideranno di aumentare le aliquote dei rispettivi tributi già dal prossimo anno. Per l’IMU sugli immobili diversi dalle abitazioni principali, l’aliquota base sarà dello 0,76% e potrà essere variata (in aumento o in diminuzione) di 0,3 punti percentuali. Per l’imposta sulle prime case, invece, l’aliquota base dello 0,4% potrà essere incrementa o diminuita di 0,2 punti percentuali, così come si potrà eventualmente incrementare la detrazione di 200 euro. Tali disposizioni si aggiungono allo sblocco delle addizionali comunali IRPEF, fino allo 0,8%,  e dell’addizionale regionale IRPEF, ulteriore 0,5% rispetto all’aliquota base”.

 

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