A portare una ventata d’ossigeno nell’asfittico mercato immobiliare italiano, la possibilità che la Cassa Depositi e Prestiti possa fornire direttamente alle banche liquidità per l’erogazione di mutui finalizzati all’acquisto dell’abitazione principale.
L’idea, del resto, non è nuova. Era già stata invocata da diverse parti in passato ma solo ora, grazie al Ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture Maurizio Lupi, è possibile incontrare questa possibilità nell’articolo 48 del pacchetto di provvedimenti al vaglio del Consiglio dei Ministri, contenuto nel Decreto Fare e semplificazioni.
A mettere i soldi sarebbe la Cassa Depositi e Prestiti, società mista controllata all’80,1% dal Ministero delle Finanze e al 18,4% dalle fondazioni bancarie che gestiscono i risparmi postali degli italiani. In pratica i soldi per le famiglie che vogliono acquistare un’abitazione li metterebbero le stesse famiglie risparmiatrici.
Il progetto più probabile è quello della creazione di fondi rimborsabili sotto forma di libretti di risparmio postale e di buoni fruttiferi postali, che i risparmiatori dovrebbero sottoscrivere. La garanzia necessaria ce la metterebbe lo Stato stesso.
Gli scenari quando si mettono in piedi operazioni di questo tipo sono due:
1. una ripresa del credito ipotecario e quindi del mercato immobiliare, senza conseguenze. Affinché vada tutto bene è necessario che i mutuatari lavorino, l’economia si riprenda e nessuno abbia problemi a pagare le rate. Si ipotizza quindi uno scenario futuro di fine della recessione e ripresa dell’economia;
2. se l’operazione si “finanziarizza” in eccesso e i mutuatari non sono in grado di pagare, a causa della perdita del lavoro o della riduzione salariale, allora cominciano i guai. I risparmiatori che hanno garantito i crediti cominciano a diventare nervosi e lo Stato deve intervenire a coprire i buchi, aumentando il deficit, quindi il debito, quindi le tasse. Alla fine ci si rimette anche se si è garantiti.