SOLO IL 5,6% DELLE NOSTRE IMPRESE HA PRESENTATO DOMANDA

Fino allo scorso 25 maggio, le domande pervenute al Fondo di garanzia del Medio credito centrale da parte delle imprese della provincia di Venezia  per ottenere il mini finanziamento  sino a 25 mila euro sono state 4.296. L’importo complessivo richiesto è stato di 93,5 milioni di euro:  in pratica è stato erogato un prestito medio per azienda richiedente pari a 21.772 euro.

“Un risultato deludente – segnala il Presidente della CGIA Roberto Bottan –  se teniamo conto che nella nostra provincia sono ubicati poco più di 76 mila lavoratori autonomi, liberi professionisti  e piccole e medie imprese  che potenzialmente possono ricorrere per legge a questa misura, vuol dire che a distanza di quasi due mesi  dalla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del decreto liquidità, solo il 5,6 per cento l’ha fatto. Diversamente, il 94,4 per cento delle imprese veneziane, sebbene in questo momento la necessità di liquidità sia elevatissima, non è ricorso a questo provvedimento. Evidentemente c’è qualcosa che non funziona”.

Sia chiaro, segnalano dalla CGIA, la responsabilità non sono delle banche e nemmeno del Fondo di garanzia, anche se qualche istituto di credito fino ad ora non ha prestato una grandissima collaborazione, ma è riconducibile al fatto che lo strumento non interessa alla quasi totalità degli imprenditori. La CGIA, infatti, ricorda che anche in provincia di Venezia le piccole e micro imprese sono mediamente indebitate per 100 mila euro.

Conclude Bottan: “Come si può risollevare le sorti finanziarie di un impresa già fortemente esposta con le banche,  chiedendole di indebitarsi ulteriormente ? L’unica soluzione, quindi, è dare a queste piccolissime attività contributi a fondo perduto. Dobbiamo fare come la Germania che alle proprie micro imprese con meno di 10 addetti ha erogato fino 15 mila euro di indennizzi diretti. Altrimenti, molte delle nostre piccole aziende tra qualche mese saranno costrette a chiudere, contribuendo ad aumentare la desertificazione delle aree produttive, dei centri storici e il numero dei disoccupati presenti nel nostro territorio”.

Mestre 26 maggio 2020