Una sorta di acconto sulla pensione per chi a due tre anni dal pensionamento, lascia il lavoro oltre che pensioni d’oro, d’argento ed esodati. Sono queste i principali temi che andrà a toccare riforma previdenziale di settembre secondo il Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, Enrico Giovannini.

 

In merito al primo tema, il ministro Giovannini sostiene che chi è a due-tre anni dal pensionamento (over 50) e lascia il lavoro potrebbe ricevere un sostegno economico, una sorta di acconto da ripagare negli anni successivi. L’acconto-pensione si tratterebbe di una sorta di prestito, senza costi aggiuntivi sul sistema pensionistico.

 

Sulle pensioni d’oro, invece, la polemica non si placa. Secondo il Ministro del Lavoro, un intervento sui soli assegni d’oro non consentirebbe un riequilibrio a favore dei pensionati più poveri. Secondo i dati in possesso di Giovannini, le pensioni sopra i 20 o 50mila euro sarebbero poche in Italia, circa un centinaio. Troppo poche, sostiene il Ministro, per dare cambiamenti al sistema previdenziale.

 

L’idea sembra, dunque, inserire anche le pensioni d’argento sul tavolo della discussione. Il punto vero, secondo Giovannini, è che non abbiamo una definizione di pensioni d’oro o di pensioni d’argento. Il ministro poi si sbilancia e ammette che la principale ipotesi attualmente allo studio sarebbe quella di Amato, secondo cui il contributo di solidarietà verrebbe fatto confluire in un fondo per aumentare gli assegni più bassi, prorogando il blocco dell’indicizzazione nei prossimi anni.

 

Da ultimo non si può tralasciare il tema esodati. Il Ministero del Lavoro ha lavorato affinché sia definita una possibile platea di persone che possono essere considerate esodate o esodande, oltre le 130mila già incluse nei provvedimenti adottati dal governo. Sono, queste, persone che non hanno nulla a che vedere con i tanti cinquantenni che hanno perso il posto di lavoro e che è possibile definire “bloccati” a causa della crisi, di cui si fanno carico gli ammortizzatori sociali.