Dal 30 giugno è in vigore l’obbligo di Pos anche per i professionisti i quali, laddove il cliente lo richieda (a partire da importi di almeno 30 euro), devono accettare carte di debito o di credito peri pagamenti. Un obbligo tutto sommato, ad oggi, privo di contenuto, dato che per chi non intende adeguarsi non sono previste sanzioni. Resta il fatto che non è escluso un provvedimento che le introduca.

 

Intanto, è entrato in vigore un decreto del ministero dell’Economia (il n. 51 del 14 febbraio 2014) finalizzato a incentivare l’utilizzo del Pos, tentando cioè di ridurre il salasso per artigiani, professionisti e commercianti. In particolare, l’articolo 4 del provvedimento impone ai gestori dei circuiti “di rendere noti e aggiornati in maniera chiara, completa e trasparente attraverso il proprio sito internet le eventuali commissioni d’interscambio applicate alle operazioni di pagamento”. L’articolo 5, invece, dispone che le commissioni siano confrontabili, mentre l’articolo 6 si specifica che, tenuto conto dell’obiettivo di riduzione delle commissioni, “nel contratto di convenzionamento è inserita una clausola di revisione periodica,almeno annuale, delle commissioni correlata anche al volume e al valore delle operazioni di pagamento effettuate presso l’esercente”.

 

Difficilmente, in ogni caso, una norma sarà sufficiente a indurre i comportamenti auspicati. Tanto più che il timore delle categorie interessate è stato certificato, indirettamente, dal Governo stesso. Da un tavolo di confronto avviato dal Ministero per lo Sviluppo Economico, cofirmatario del decreto, sono infatti emersi i costi effettivi dell’applicazione del Pos: si varia da un minimo di 25-60 euro all’anno, ad un massimo di 120-180 a seconda dell’apparecchiatura utilizzata. Nel primo caso, si tratta di dispositivi collegati a reti internet, il cui costo medio si aggira sui 2-5 euro mensili; nel secondo, di dispositivi collegati a reti interbancarie dedicate, il cui costo è di 10-15 euro mensili.

 

 

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