A dispetto delle continue rassicurazioni del presidente della Bce, Mario Draghi, l’Ocse resta dell’avviso che molti Paesi della periferia dell’Eurozona e non solo siano a rischio di deflazione. L’organizzazione internazionale ha manifestato le sue preoccupazioni all’interno dell’Interim Assessment, rapporto intermedio tra i due outlook, chiedendo alla Bce di intervenire, aumentando, cioè, gli stimoli monetari.
L’inflazione, infatti, resta ancora ben al di sotto degli obiettivi, mentre la ripresa continua ad essere debole, frastagliata e incerta. Servono, quindi, politiche accomodanti, ma poiché la ripresa, nei diversi Paesi Ocse, si sta verificando a velocità eterogenee, non si potrà procedere ovunque alla stessa maniera. Negli Usa, ad esempio, dove il Pil ha ripreso e crescere in maniera più sostenuta, “l’allentamento del quantitative easing è già iniziato e un graduale ritiro dello stimolo monetario dovrebbe essere effettuato nel corso dei prossimi due anni”.
Per quanto ci riguarda, l’Ocse fa sapere che l’Italia crescerà, nel primo trimestre di quest’anno, dello 0,7 per cento, per poi rallentare allo 0,1 per cento nel secondo.