Il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, ha fatto il suo debutto a Bruxelles; un debutto, ovviamente, in qualità di capo del dicastero dei Via XX Settembre, dal momento che, in qualità di numero 2 dell’Ocse – incarico assunto fino alla nomina ministeriale – da tempo frequenta i corridoi delle euroburocrazie. Ebbene, Padoan, intervenendo all’Ecofin, ha spiegato che il programma del governo di cui fa parte sarà finanziato, anzitutto, dalle riforme strutturali e, in particolare, dal taglio permanente della spesa pubblica. Il riferimento era, ovviamente, soprattutto, alla contrazione del cuneo fiscale e alla strategia economica volta a finanziarlo.
Il ministro, poi, ha espresso un certo cauto ottimismo rispetto al fatto che le stime della commissione sono molto più vicine a quelle del governo rispetto al passato. Quelle sulla crescita sono, rispettivamente, dello 0,6 per cento dell’1,1 per cento. In materia di provvedimenti per la crescita e per il lavoro – temi rispetto ai quali Renzi ha promesso, entro mercoledì, misure epocali – Padoan ha spiegato di attendersi risultati concreti nell’arco del breve periodo, ovvero entro 2 o 3 anni. A proposito, infine, della richiesta di maggior flessibilità in termini di rispetto dei parametri di Maastricht, si è detto convinto del fatto che non sia questa la strada giusta: gli italiani hanno sopportato non pochi sacrifici, ottenendo come risultato una finanza pubblica più sostenibile che in passato; tali sacrifici non devono andare dispersi, e la strada per preservare l’equilibrio dei conti, rilanciando contestualmente le ripresa, sono le riforme strutturali quali, appunto, la revisione sistematica della spesa pubblica.
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